Le Frazioni    Pray Alto
Il nome deriva dall'antica definizione di Prata Cozolae, che indicava l'appartenenza al comune di Coggiola di quest'area parte collinare e parte pianeggiante quasi interamente a prato.
L'abitato di Pray Alto, caratterizzato dalla consueta localizzazione in altura boscosa e soleggiata, nonché dalla altrettanto tipica conformazione di agglomerato strutturato in cortili contigui, è il nucleo primitivo del paese, mentre occorre ricordare che il fondovalle si è sviluppato solo a partire dalla metà dell'Ottocento con l'avvento delle fabbriche.

L'indipendenza comunale risale a metà Settecento, in concomitanza con l'inizio della crescita demografica del borgo, che passò da meno di 200 abitanti a oltre 400 nel secolo e mezzo compreso tra metà Settecento e fine Ottocento.
La chiesa parrocchiale dedicata a Sant'Antonio Abate venne eretta nel Seicento, a seguito dell'istituzione della parrocchia. In basso, in mezzo ai prati della sponda sinistra del Sessera, sorgeva invece sin dall'inizio del XIII secolo il piccolo oratorio di Santa Maria Assunta, prima chiesa costruita nella parte della valle a monte di Crevacuore.

Oratorio di S. Maria Assunta    Cenni storici
Nei secoli immediatamente successivi al Mille, quando questa zona cominciò ad essere popolata stabilmente da gruppi di contadini che conquistarono faticosamente spazio alla foresta, l'area dove oggi sorge l'abitato di Pray rimase disabitata, mentre gli insediamenti si concentrarono sulle alture collinari di entrambe le rive del Sessera. In mezzo alla distesa di prati venne eretta, probabilmente attorno al 1200, la prima cappella della parte di Valsessera superiore a Crevacuore, con funzioni di parrocchiale per la comunità di Coggiola e dipendente dalla Pieve di Naula.

Anche se i documenti giunti sino a noi iniziano a ricordarla solo all'inizio del XVII secolo, la sua antichità è testimoniata dai resti della base absidale semicircolare, formata all'esterno da grosse pietre del Sessera, che ricordano l'arte romanica dei secoli XII-XIII.
La visita pastorale del 1606 la descrive pavimentata ma senza soffitto, con due finestrelle laterali, con un altare piccolo e alquanto umile sormontato da una statua lignea della Madonna, priva di suppellettili e ornamenti ma con la facciata arricchita da dipinti sacri. Completano il quadro descrittivo i verbali delle successive visite pastorali del 1661 e del 1665. Essi confermano la sua origine di Chiesa parrocchiale di Coggiola, l'esistenza di un piccolo cimitero all'esterno e la presenza di dipinti, oltre che sulla facciata, anche nell'abside.

Fino al 1747 l'oratorio conservò l'antico aspetto e, al suo interno, la statua taumaturgica della Madonna.
Subito dopo venne ricostruito nelle forme attuali. Infatti nel 1752 sono documentate le spese per pagare i mastri da muro "per l'innalzamento di detto oratorio", "per fattura della porta al mastro falegname", "per compra di quatro candelieri di l'ottone comprati a Milano".
Nel 1754, dopo questo rifacimento, veniva così descritta: "L'oratorio di Maria Assunta è di struttura piccola, col pavimento in calcina, fatta a volta, stabilita e bianca, con un sol altare ..., al di fuori con la facciata bianca e all'intonaco rustica".

Ulteriori lavori vennero eseguiti nel 1780, nel 1790 e nel 1846. Il medico coggiolese Pietro Paolo Aimone - padre di don Giovanni Antonio e Paolo, proprietari degli unici due edifici allora esistenti nelle vicinanze dell'oratorio, ossia il lanificio e la casa che sarebbero passati nel 1863 ai Lora Totino -, donò una nuova statua della Madonna, scolpita in legno dal falegname-scultore Zaninetti di Crevacuore.
L'anno successivo venne anche rifatto il piccolo campanile.


Sulla facciata esterna, a sinistra della porta d'ingresso, è stata di recente rinvenuta sotto lo strato di intonaco uno degli antichi affreschi di cui si parla nelle visite pastorali seicentesche, una Madonna che allatta il Bambino. Il restauro è stato realizzato su iniziativa del DocBi e con il contributo della Pro Loco di Pray. oltre a rimuovere completamente l'intonaco, a pulire e consolidare le figure dell'affresco, il restauro ha operato dei tagli stratigrafici in vari punti della facciata, consentendo di individuare altre tracce di pittura.

L'affresco restaurato è opera di scuola piemontese della seconda metà del Quattrocento. L'iconografia della Madonna che allatta il Bambino o "Madonna del latte", come viene comunemente chiamata, fu molto diffusa a partire dal XIV secolo fino alla seconda metà del XVI e aveva il significato di invocazione per ottenere la protezione della Madre di Dio in occasione del parto e del successivo periodo di allattamento.

Anche nel Biellese non mancano gli esempi di tale iconografia, raffigurata a Oropa, a Occhieppo Inferiore, a Lessona, a Biella e, più vicino a noi, a Crevacuore. Qui esistono due "Madonne del latte" dell'inizio Cinquecento in Santa Maria delle Grazie e un altro dipinto dello stesso soggetto conservato nella stupenda chiesetta di San Gregorio.

Ricerche storiche ed Etnografiche: Prof. Marcello Vaudano



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